Tutta colpa dello stress? Il ruolo della resilienza nel fronteggiare situazioni difficili
Oggi lo stress sembra essere stato eletto attore principale e causa di tutti i nostri mali.
Sei stanco? E’ colpa dello stress. Non riesci a dormire la notte? E’ colpa dello stress. Soffri continuamente di piccoli malanni, mal di testa, mal di schiena, colite? E’ colpa dello stress.
Per vivere più sereni dovremmo però capire che cos’è lo stress e comprendere come dietro questo importante campanello di allarme ci siano tante porte diverse che descrivono situazioni personali molto differenti l’una dall’altra. E’ d’obbligo tale distinzione, perché da tale consapevolezza possa conseguire un approccio personalizzato alla cura.
Il concetto di stress è stato sviluppato per definire qualsiasi fattore in grado di alterare le normali funzioni fisiologiche e psicologiche dell’organismo. In termini medici lo stress è una risposta di allarme e riadattamento del nostro organismo a determinati fattori di sollecitazione, che possono essere emotivi, cognitivi e sociali. A livello fisiologico tale risposta consiste in una iperattivazione dell’ asse HPA (Hypothalamic-Pituitary-Adrenal axis), sistema che attraverso una serie di passaggi di rilascio di ormoni attiva il finale rilascio di cortisolo, che serve a sua volta ad aumentare le risorse di glicogeno nell’organismo, e quindi ad avere disponibilità immediata di energia (zuccheri semplici) per fronteggiare l’evento di pericolo. Inoltre mantiene attivo il sistema immunitario.
Di per se quindi una situazione “ottimale” di stress è positiva ed utile a fronteggiare particolari condizioni che richiedano una nostra maggiore attivazione e concentrazione (come ad esempio un esame o un colloquio di lavoro). La particolarità di questo perfetto sistema omeostatico sta nel fatto che dopo l’aumento di attivazione si ritorna di solito alla condizione di partenza. Questo “sistema neurofisiologico dello stress” è una macchina perfetta, che implica importanti temporanee modificazioni in vari distretti nel nostro corpo, come i meccanismi legati al tono dell’umore, alla digestione, alle difese immunitarie. Tuttavia a volte stress troppo forti, o prolungati nel tempo, traumatici, determinano una disarmonia del sistema ed effetti negativi sul nostro organismo e sul nostro umore e comportamento. Sintomi comuni sono quelli psicosomatici, ma anche stati ansiosi e attacchi di panico, tono dell’umore depresso, o attivazione di condotte a rischio, come l’alcolismo e la tossicodipendenza.
Allora quando si passa da una condizione di stress utile ad una nociva?
Per capirlo bisogna sempre soppesare i vari fattori in gioco: da un lato ci sono gli eventi esterni, quantitativamente e qualitativamente diversi, d’altro lato ci sono i fattori individuali, le risorse personali, le specifiche capacità di problem solving di ciascun individuo.
E’ utile da questo punto di vista passare dall’analisi degli stressors all’analisi delle risorse personali e quindi al concetto di resilienza.
Termine nato in fisica per descrivere la caratteristica di certi metalli che, piegati dopo un urto, ritornano alla loro forma senza spezzarsi, è stato quindi esteso a quelle situazioni in cui soggetti esposti ad eventi fortemente stressanti e traumatici (guerre, abbandoni, violenze) riescono a riprendere il loro corso di sviluppo.
La resilienza è a sua volta elemento personale, proprio del temperamento della persona, più ottimista e positivo, ma anche elemento appreso dal sistema familiare e sostenuto dalla rete sociale che circonda il singolo. Essa permette di riorganizzare il proprio progetto di vita anche quando questo è stato fortemente segnato da eventi improvvisi o molto negativi, e fa si che l‘individuo recuperi e si rafforzi .
Famiglie caratterizzate da atteggiamenti ipercritici nei confronti dei figli, giudicanti e iperansiose di fronte a novità e problemi, possono creare anche nei figli modalità di affrontare il mondo negative, dove tutto è visto come potenzialmente pericoloso e problematico, e dove l’unica soluzione è mantenere alta la guardia. Ecco allora che lo stress ritorna con tutto il suo potenziale psicopatologico.
Al contrario vari studi hanno dimostrato una correlazione tra un clima familiare caratterizzato dall’uso dell’ironia, dalla fiducia reciproca e da una bassa tensione, con la capacità del bambino e dell’adolescente di affrontare le difficoltà con meno ansia.
Le caratteristiche che favoriscono la resilienza sono varie: credere in se stessi, essere propositivi, curiosi e creativi, empatici, distinguere sempre ciò che dipende dall’ esterno da ciò che possiamo fare noi per agire, senza cadere in logiche di vittimismo e blocco. Non rimuginare troppo sul passato ma utilizzarlo per ritrovare risorse dimostratesi efficaci anche in precedenti esperienze negative. Non darsi prospettive future irrealistiche e scopi troppo alti, ma procedere a piccoli passi e per obiettivi realizzabili, che possono farci sentire felici, senza il peso delle aspettative grandiose e pressanti degli altri e di se stessi. Individuare i propri limiti, e fermarsi quando stanchi o in difficoltà. Non aver paura di chiedere aiuto.
Ciascuno di noi può imparare a far proprie queste caratteristiche. Nel caso dei bambini e degli adolescenti è compito fondamentale della famiglia, della scuola e della rete sociale creare le migliori condizioni possibili affinché diminuiscano i fattori di rischio e aumentino quelli di protezione dalla vulnerabilità.
Quando da soli non si riesce ad uscir fuori da condizioni di stress e si attivano preoccupanti sintomi psicopatologici è consigliabile indirizzarsi verso una psicoterapia che permetta di analizzare i fattori di stress e ritrovare le risorse personali per uscire fuori dalla sofferenza.